La
nebbia avvolge le strade di Londra come una cappa impalpabile eppure ugualmente
oppressiva. I suoni giungono distanti ed ovattati, come se la nebbia avesse la proprietà
di assorbirli. Perfino i passi dei pochi pedoni in giro non hanno il ritmico
battere ordinario, ma quasi non si sentono mentre coloro che camminano hanno
quasi l’impressione di aver varcato un confine invisibile ed essere finiti in
una sorta di zona grigia tra la realtà che ben conoscono ed altri mondi solo
immaginati in cui tutto può accadere ed in cui le più oscure paure sembrano
prendere una forma sinistramente concreta.
Elizabeth
Scott sta tornando a casa. Sino a poche settimane fa, questa giovane donna era
una delle serve di Dracula, asservita a lui per mezzo dei suoi irresistibili
poteri ipnotici, rafforzati dal morso del vampiro. Dracula, com’era solito fare
con molti suoi servi scelti tra i viventi, aveva cura di non succhiarle mai
troppo sangue: non aveva interesse a creare una nuova vampira, solo ad avere
degli schiavi obbedienti che facessero il suo volere mentre lui riposava
durante il giorno nella sua bara. Elizabeth era una di queste schiave e non
aveva altra volontà che non fosse quella del suo padrone. In nome di questa
volontà era stata la custode di un bambino, poco più di un neonato, di nome
Quincy Drake, discendente diretto di Dracula ed aveva avuto l’ordine di proteggerlo
con la sua stessa vita e, nel caso estremo, di ucciderlo perché non cadesse
nelle mani dei nemici del suo padrone. Era quanto si apprestava a fare la notte
in cui le forze di un’unità speciale di Scotland Yard invasero la casa del suo
padrone, ma improvvisamente accadde qualcosa: il velo che le ottenebrava la
mente si sollevò e lei si ritrovò a chiedersi dove fosse e cosa ci facesse con
una pistola in mano puntata contro un bambino. Non poteva sapere che Dracula
era morto e che, di conseguenza, la sua presa su di lei si era dissolta.
Così
Elizabeth si è ritrovata di nuovo padrona della sua vita, dopo anni come
schiava di Dracula ed ha scoperto di sentirsi a disagio. Spesso si ritrova a
fare sogni di cui al mattino non ricorda niente, ma che la lasciano con un vago
senso d’inquietudine. Riadattarsi a provvedere a se stessa non è stato facile.
Paradossalmente si è ritrovata talvolta a pensare che forse le cose erano
migliori quando c’era Dracula a pensare per lei, quando era una schiava senza
volontà.
Bisogna
stare attenti ai propri desideri o potrebbero avverarsi.
-Elizabeth Scott!-
La voce esce direttamente dalla nebbia ed Elizabeth
rimane sconcertata, poi dalla nebbia si condensa una figura, quella di una
donna dalla carnagione pallida che indossa una tuta aderente nera con una
profonda scollatura, una mantella che le ricade sulle spalle ed i cui lunghi
capelli neri sono fermati da una tiara dorata. La cosa che più colpisce
Elizabeth sono gli occhi: profondi, magnetici e rossi come il fuoco dell’inferno.
Lei conosce quegli occhi.
-Io sono Lilith, Signora
dei Vampiri.- proclama la nuova venuta avvicinandosi ed anche senza vederli
Elizabeth sa che dalle sue labbra stanno spuntando canini affilati –Tu eri
schiava di mio padre, Dracula, ora, come tutto quello che era suo, appartieni a me.-
Elizabeth si abbandona allo sguardo della vampira e non
si oppone al suo morso, anzi lo accoglie quasi con gioia.
E se grida, la nebbia assorbe il suo grido, la nebbia nel
cui umido abbraccio tutto sembra non essere nemmeno reale.
#27
NEBBIA
1.
Tutti quelli che lo conoscono lo chiamano semplicemente
Ispettore Capo Chelm, il suo nome di battesimo non viene mai usato, tanto da
far sospettare che non ne abbia nemmeno uno, il che è ovviamente impossibile.
L’Ispettore Capo Chelm è al comando di una delle squadre più bizzarre di
Scotland Yard, la cosiddetta Squadra Antivampiro, composta, oltre che da lui,
anche dall’Ispettore Katherine Fraser, i Sergenti Jordan e Henderson e quattro
agenti, tutti ben addestrati nell’uso delle armi tradizionali e di quelle
speciali richieste dal singolare tipo di soggetti a cui danno la caccia. Tutti
quegli uomini e donne hanno dovuto convincersi, dopo un iniziale scetticismo,
dell’esistenza dei Vampiri e di altre creature soprannaturali, ma quando hanno
accettato la dura realtà non si sono tirati indietro di fronte al compito che
li attendeva.
Per lungo tempo
In parole povere: ci sono guai all’orizzonte.
-Credo che dovreste
vedere questo, signore?- gli dice il Sergente Henderson.
-Di che si tratta?-
-Un rapporto su certe
cose che stanno accadendo nell’area di Lambeth. Pare che ci sia stata un’improvvisa
recrudescenza di malattie strane: la gente deperisce senza motivo apparente e
poi c’è stata un’invasione di topi e… un caso di peste.-
-Peste? Ma com’è
possibile? Comunque, mi pare un caso più adatto alle autorità sanitarie che a
noi, cosa le fa credere che ci siano di mezzo vampiri o altre entità
soprannaturali?-
-Beh, signore, ho letto
il resoconto di Mr. Drake su quella specie di raduno di vampiri di qualche
tempo fa e… beh parlava di un vampiro tedesco dall’aspetto rivoltante ed io mi
sono ricordato di certe cose che ho, letto su uno dei libri sul vampirismo...
sul fatto che alcuni di loro fossero creduti apportatori di malattie. Certo
dovrei riguardare quel capitolo, ma…-
-Ho capito. Va bene,
Henderson, prenda un uomo con se e vada a ficcanasare da quelle parti e poi mi
faccia sapere.-
-Certo signore, provvedo
immediatamente.-
Vampiri dall’aspetto mostruoso, pestilenze, topi, quasi,
quasi era meglio quando c’era Dracula a dirigere tutto, ma forse è meglio che
non ci pensi nemmeno.
La
donna accavalla le gambe e l’attenzione del giovane Solicitor Robert Sinclair è
inevitabilmente distratta. C’è qualcosa in quella donna, non sa dire cosa sia,
ma la sente distintamente, un’atmosfera di seduzione, la definirebbe con
terminologia un pò desueta. Ha detto di chiamarsi Llly Drake, indossa un
tailleur nero con gonna appena sopra al ginocchio, scarpe nere con tacchi alti
ed una camicia bianca dalla cui scollatura emerge uno strano pendente: sembra
un drago sormontato da un pipistrello ed apparentemente sembra fatto d’oro e
pietre preziose. I capelli della donna sono di un nero corvino, raccolti a coda
di cavallo, le labbra piene e rosse su una carnagione pallida, quasi bianca.
Porta gli occhiali ed i suoi occhi…. Per quanto si sforzi, Robert Sinclair non
riesce a dire di che colore siano: ora gli appaiono di un nero più intenso
dell’inchiostro di seppia, della più oscura notte senza stelle; l’attimo dopo
gli sembrano rossi come il fuoco dell’Inferno ed anche questa è una
similitudine che trova strano che gli sia venuta alla mente.
-Non so se potremo
venirle incontro Miss Drake, stando alla documentazione che ho raccolto, di
Carfax e delle proprietà di Mr. V.T. Drake è stato nominato custode un certo
Mr. Francis John Michael Arthur Drake, che immagino sia anche lui un parente.-
-In effetti, è mio…
cugino, ma non ci frequentiamo molto . Immagino che lei possa aiutarmi,
dopotutto io sono la legittima erede di mio padre.
-Oh, beh, immagino che
con l’appropriata documentazione sarà possibile convincere il Giudice. Per
quanto riguarda, invece, la vecchia proprietà Westenra a Whitby non ci sono
stati problemi. È abbandonata da anni e gli attuali proprietari sono stati
felici di sbarazzarsene.
-Bene, voglio
trasferirmici al più presto. Provveda lei a tutto e ricordi…. Io sono come mio
padre…- Sinclair si sente afferrare per la cravatta ed i suoi occhi si puntano
in quelli della donna di nome Lily Drake. Per un fuggevole attimo le sembra di
vederla mutare, vestita di un’aderente calzamaglia nera, una mantella ed una
tiara sui capelli sciolti, mentre lei termina la sua frase -… NON tollero i
FALLIMENTI, è chiaro?-
Dura una frazione di secondo, poi Sinclair la rivede
normale… o meglio vede solo i suoi occhi e le sue labbra e nel profondo del suo
essere sa che farebbe qualunque cosa per essere baciato da quelle labbra, per
poterla stringere e poi… poi…
-Farò tutto ciò che
vuole, tutto.- sussurra con convinzione.
La donna ride:
-Lo so, mio caro
Sinclair, gli uomini lo fanno sempre, ma attento: un giorno potrei davvero
darti ciò che credi di desiderare, ma non so se ti farei un favore.-
E così dicendo, esce dall’ufficio lasciando Robert
Sinclair con un grande senso di vuoto nel profondo del suo animo.
2.
Quando l’alta figura di Taj Nital emerge dalla folla che
esce dal lungo corridoio del Terminal della Air India all’Aeroporto
internazionale di Heahtrow, Frank Drake pensa subito che non è cambiato molto
dall’ultima volta che si sono visti, ormai parecchi anni fa, forse ha qualche
filo grigio in più nella barba, ma il tempo passa per tutti in fondo. Frank non
ha mai incontrato la donna in sedia a rotelle che Taj sta spingendo, ma ne ha
sentito parlare: è la moglie di Taj. Quando i due lo notano, lo raggiungono
immediatamente.
-Bentornato nel Regno
Unito, vecchio amico.- lo saluta Frank –Sono felice di rivederti.-
Taj sorride silenzioso. Non potrebbe rispondere nemmeno
se lo volesse: molti anni fa un esercito di vampiri, guidato da Dracula in
persona, assalì il suo villaggio nel distretto di Jajpur in India; in quell’assalto
Taj si ritrovò con le corde vocali spezzate, cosa che gli ha lasciato una
cicatrice sulla gola ed un permanente mutismo. Il peggio, però accadde a sua
moglie, che perse le gambe ed al figlio che fu vampirizzato. Fu questa serie di
eventi a spingere Taj ad unirsi al gruppo di cacciatori di vampiri di Quincy
Harker, finché non decise di riunirsi a quel che rimaneva della sua famiglia.
Ora, però, ha deciso di rispondere all’appello di Frank.
-È un piacere conoscerla Mrs.
Nital.- è il saluto di Frank alla moglie di Taj –Spero che abbia fatto un buon
viaggio.-
-Mi chiami Kanti, Mr.
Drake.- risponde lei –E sì, è stato un buon viaggio, grazie alla sua
generosità.-
-Dovere… Kanti e per
favore, mi chiami Frank. Ora, se permettete, vi accompagnerò al vostro
alloggio. Taj lo conosce bene, ci ha abitato durante il suo precedente
soggiorno in Inghilterra, vero Taj?-
Dal gigante indiano solo un cenno d’assenso, poi il
gruppetto si avvia verso un’auto in attesa. Con molta delicatezza, Taj prende
tra le sue forti braccia la moglie e la deposita sul sedile posteriore,
aiutandola ad allacciarsi le cinture di sicurezza, poi ripiega la sedia a
rotella e la porta sino al bagagliaio, quindi si siede accanto a lei. Frank
nota come tra i due ci sia una profonda comunicazione non verbale, un’intesa
che genera tra loro una comprensione quasi immediata e si scopre ad
invidiargliela.
La nebbia si è levata presto quest’oggi e penetra fin
nelle ossa dei passanti che si affettano verso le loro occupazioni mattutine.
Scende sulla città come una cappa che tutto nasconde e la visibilità si riduce
man mano che i raggi del sole faticano a penetrarla.
In
un’elegante casa costruita durante
Abbandonando la cantina e passando alla casa vera e
propria ci si renderebbe conto che sembra vuota, ma entrando in una delle
stanze del piano superiore si troverebbe un unico oggetto: una bara di legno
dentro cui riposa un uomo dai capelli, baffi e barbetta bianchi. Morto senza
alcun dubbio, questa sarebbe la conclusione, almeno finché il timido sole non
iniziasse l’ultima parte del suo cammino giornaliero. Proprio allora, nel
momento stesso in cui inizia la fase del giorno chiamata tramonto, gli occhi
dell’uomo si aprono mostrando delle iridi rosse e le sue labbra si stirano in
un sinistro sorriso, scoprendo due lunghi ed affilati canini: Deacon Frost è di
nuovo sveglio.
La nebbia sembra qualcosa di vivo un freddo sudario che
avvolge la realtà sino a farla scomparire. I punti di riferimento sembrano non
esistere più e si ha l’impressione di avanzare in una dimensione fatta di
nulla, solo il rumore dei propri passi sul selciato ti fa capire di essere
ancora su questa terra. Ogni tanto s’incontra qualche timida luce che, però non
riesce a fendere completamente l’impalpabile muro di nebbia, ma anzi gli dà un
tono ancora più irreale; i pochi passanti sembrano uscire dal nulla e nel nulla
tornare dopo pochi passi e le figure intraviste nella nebbia sembrano, a volte,
la materializzazione degli incubi più oscuri, invece sono uomini e donne come
gli altri… ma non sempre.
Jack Matthews è un uomo come tanti, giovane impiegato
pubblico, un appartamentino senza pretese a Barnet, qualche ragazza ogni tanto.
Gli amici lo vedono uscire dal pub alle sette di sera ed immergersi nella
nebbia. Vedono la sua figura tremolare alla debole luce dei lampioni e poi non
la vedono più Qualcuno crede di vedere
per un attimo anche un’altra figura alle sue spalle: quella di una donna, che
appare alla debole luce del lampione per poi scomparire nelle tenebre e si
chiede se per caso non l’abbia sognata.
Domani la nebbia si alzerà ed i primi passanti
del mattino noteranno l’uomo appoggiato ad uno dei lampioni… lo noteranno e
passeranno oltre, convinti che si tratti di qualche ubriaco, poi qualcuno si
fermerà e si accorgerà che è morto, la pelle del viso ingrigita, le dita
rattrappite e sul volto un’espressione di stupore mista a qualcosa
d’indefinibile… e neanche una goccia di sangue in corpo.
3.
C’è una sezione speciale nell’’ufficio del Coroner di
Inner West London in cui sono mandati dei cadaveri la cui causa di morte esula
dai normali parametri per entrare nel territorio del paranormale. A guidare il
piccolo team di inusuali specialisti c’è un medico legale che risponde al nome,
forse un po’ pretenzioso, di Charles James Arthur Quincy Seward e con il
soprannaturale ha una certa familiarità: non solo perché è discendente diretto
di uno dei cinque uomini che si opposero a Dracula quando si trasferì a Londra
oltre un secolo fa, ma anche perché lui stesso è stato fatto oggetto
dell’attacco di una vampira ed è sopravvissuto a malapena. Ancora adesso ci sono delle notti in cui si
sveglia di soprassalto e gli pare di sentire il pulsare delle piccole ferite
lasciate dai canini di Rachel Van Helsing, un’illusione, perché le ferite sono
scomparse dal suo collo subito dopo la morte della vampira
Stasera Seward si è riservato il turno di notte e non gli
costa fatica, o almeno così si dice lui stesso. Dopotutto è single ed a casa
sua non c’è nemmeno un cane che sentirebbe la sua mancanza. Come sempre gli
accade, il primo sentimento che prova quando vede il cadavere che deve
esaminare è un senso di profonda pietà per una vita spezzata in modo violento,
in questo caso, poi, la vittima è giovane.
Seward accende il registratore e comincia a parlare con voce distaccata:
-La vittima è un maschio
bianco dell’età apparente di 25 anni, stando ai documenti trovatigli in tasca,
il suo nome è Peter Allen. È emerso dal Tamigi oggi pomeriggio Nessun segno di
decomposizione e sembra che la permanenza in acqua non abbia intaccato il
corpo, il che farebbe e pensare che la suddetta permanenza sia stata molto
breve… se le circostanze della sua morte fossero state normali. Il collo mostra
i caratteristici forellini gemelli, segno inequivocabile del morso di un
vampiro. Resta da vedere se è stato il dissanguamento la causa della morte od
altro. Mi accingo ad aprire il torace e... ahg... –
Mentre Seward sta parlando, il braccio destro del
cadavere è improvvisamente scattato verso l’alto e gli ha afferrato il collo
stringendolo, mentre il morto stesso si rizza a sedere sul tavolo delle
autopsie e pronuncia una sola parola:
-Sete!-
La giovane donna non riesce a dormire. Si alza dal letto
ed infila una vestaglia sopra la corta camicia da notte e si avvicina alla
finestra. La nebbia avvolge ancora Londra, coprendo ogni cosa alla vista.
Presto sarà di nuovo giorno e le cose sembreranno diverse… o almeno lei lo
spera.
Il nome
della giovane donna è Viktoria Von Frankenstein, ultima erede di una nobile
famiglia tedesca che in molti considerano leggendaria e collegano
inevitabilmente ad una creatura fatta di pezzi di cadaveri a cui un folle
scienziato avrebbe infuso la vita con un procedimento che da scientifico è
sconfinato quasi nella magia. Il suo antenato forse era folle, ma era davvero
geniale, su questo non c’è alcun dubbio. Ora i suoi appunti, le sue formule
sono nelle mani di una creatura ancor più leggendaria: un vampiro. Deacon
Frost, però, non è solo un vampiro, è anche un valente scienziato, chissà cosa
potrebbe combinare con in mano il frutto del lavoro di Viktor Frankenstein?
Viktoria
lascia la camera da letto e si dirige verso la cucina del piccolo appartamento
che lei ed i suoi compagni hanno affittato durante il loro soggiorno a Londra.
Una soluzione costosa, forse, ma più discreta di un albergo, vista la natura di
uno dei suoi accompagnatori, il quale, tanto per gradire, si trova proprio in
cucina intento a mangiare. C’è un solo modo adeguato per descriverlo: è il
Mostro di Frankenstein e basta questo per definirlo. Certo, bisogna ammettere
che mostro non è esattamente il miglior modo per definirlo. Colui che negli
ultimi tempi si fa chiamare Adam Dippel è in realtà una creatura molto
sensibile e sono lontani i tempi in cui era preda di una furia terribile che lo
ha portato anche all’omicidio, anche se duecento anni non bastano per espiare
le sue colpe, o almeno così lui pensa. Proteggere Viktoria è un modo per fare
ammenda per il male che ha causato alla sua famiglia sin da quando il Barone
Viktor Von Frankenstein lo portò per la prima volta alla vita. A dir la verità,
Adam ha anche altri motivi per interessarsi a Viktoria, ma non li confesserebbe
mai, forse nemmeno a se stesso, dopotutto, quali possono essere le prospettive
di un mostro?
-Non riuscivi a dormire
neanche tu?- gli chiede Viktoria.
-Non dormo mai molto.- è
la risposta.
Viktoria si prepara un po’ di tè
-Hai davvero intenzione
di cercarlo?- chiede improvvisamente Adam.
Lei lo guarda sorpresa e risponde:
-Parli di Frost? Ci hanno
detto che è morto, ma vorrei ritrovare il suo rifugio e le formule prima di
tornare in Svizzera.-
-Non parlavo di Frost e
lo sai… parlo di quell’altro, il cavaliere nella scintillante armatura: Bram
Velsing, il Dreadknight.-
Viktoria lo guarda con aria sorpresa
-Non… non sappiamo se è
davvero lui… abbiamo solo poche immagini e non troppo nitide, ma… si: vorrei
sapere se è lui.
-E quand’anche lo
incontrassi faccia a faccia, cosa credi che accadrà?Cosa?-
Viktoria rimane senza risposte
La stretta del vampiro è forte e
Charles Seward si sente mancare il fiato e si ritrova ad agitare le braccia.
Ciò non lo salverebbe dal vedersi schiacciare la laringe o peggio, se non fosse
per un particolare che fa la differenza. Improvvisamente il vampiro ritrae la
sua mano come se avesse toccato del ferro rovente e dal suo punto di vista è
così, perché le sue dita hanno toccato il crocefisso dorato che Charles porta
al collo sin dal suo primo incontro con Rachel Van Helsing. Charles si appoggia
alla parete riprendendo fiato, mentre le gambe gli tremano
-Cosa…
mi… succede?- la voce del vampiro è profonda ed incerta. È chiaramente
disorientato, l’esperienza del suo risveglio come vampiro ha di sicuro qualcosa
di traumatico.
-Non…
non… ricordi niente?- chiede Charles. La sua curiosità scientifica sta
prendendo il sopravvento momentaneo sulla paura e lo shock.
-No…
io… non so… c’era una donna…bella… no… non solo bella…c’era qualcosa in lei…
d’irresistibile… e poi mi si è avvicinata… ha schiuso le labbra e… non riesco a
ricordare altro… a parte… che… ho sete… e tu mi disseterai!-
Il vampiro gli salta addosso, ma
stavolta Charles reagisce e gli para davanti crocefisso.
Il vampiro urla e si ritrae
sibilando come un serpente. Si mette a girare intorno a Seward come se cercasse
un punto debole da attaccare.
E adesso che faccio? Si chiede
Charles, non posso restare attaccato
alla parete per sempre. Sono stato uno sciocco: non avrei dovuto farmi
ingannare dallo stato del cadavere e pensare che poteva anche essere stato nel
fiume per tre giorni, i vampiri non si decompongono durante il periodo d'attesa
del risveglio. La mia fortuna è che in questi primi momenti dopo il risveglio è
ancora confuso e non riesce a pensare lucidamente, è ottenebrato dalla sete di sangue,
agisce d’istinto, come un animale.
Improvvisamente le porte della sala autopsie si aprono ed
entrano due inservienti.
-Dottore...
ha già cominc...-
Le parole muoiono in gola all’uomo
quando vede il presunto morto, in piedi, nudo e con la bocca spalancata, i
canini mutati in zanne, mentre ringhia, poi il vampiro urla:
-Sete!-
E si getta addosso ai due
malcapitati. Rotola sopra ad uno azzannandolo alla gola. L’altro prova ad
afferrarlo per scostarlo dal compagno, ma il vampiro lo sbatte lontano con un
semplice gesto. A questo punto, però Seward ha afferrato il piccolo ed
acuminato paletto di frassino che tiene sempre su un ripiano e lo spinge con
forza nella schiena del vampiro, pregando di riuscire a cogliere il cuore al
primo tentativo… potrebbe non averne un secondo.
L’urlo del vampiro è acuto mentre
muore per la seconda volta, poi, dopo aver tremato s’immobilizza
definitivamente.
Seward aiuta l’inserviente a
rialzarsi.
-Fatti
dare un’occhiata, Higgins.- gli dice –Tranquillo… non hai perso troppo sangue e
la ferita si rimarginerà presto, vedrai. Per precauzione faremo qualche
controllo. E tu Collins?-
-Un
po’ di mal di testa, ma niente di rotto, mi sembra, risponde l’altro
infermiere, poi indica il vampiro -Quella… cosa… è morta?-
-Quella
cosa era un uomo e... si… è morto… almeno per ora ed è il caso di fare quel che
va fatto perché lo rimanga.-
Seward ripensa alle parole del
vampiro: una donna, è stato vampirizzato da una donna. Ma chi? Alice Hastings o
magari la stessa Lilith? Dracula può anche essere morto, ma il pericolo non è
affatto cessato.
4.
Come sempre
il sogno è vivido, come se fosse reale. Lui è già stato qui altre volte, sa che
dovrebbe riconoscere il luogo, ma non vi riesce… e poi la voce che esce dalle
tenebre:
-Non puoi sbarazzarti di me, mio discendente… il tuo destino è
scritto nel sangue e tu non puoi sfuggirgli.-
Ora lo vede:
l’alta e slanciata figura completamente nera su cui spiccano due occhi rossi
come il fuoco dell’Inferno. I canini appuntiti che brillano alla luce della
luna ed ancora ode la sua voce:
-Non puoi sfuggire al tuo destino, perché il mio sangue scorre
nelle tue vene ed ora e per sempre tu appartieni alla stirpe di DRACULA!-
Frank Drake si sveglia di
soprassalto Quante volte ha fatto quel sogno negli ultimi tempi? Troppe.
Possibile che sia così ossessionato dal suo antenato vampiro? Dracula è morto e
lo resterà… deve.
-Frank…
va tutto bene?- voce di Katherine Fraser è ancora impastata dal sonno Per un attimo Frank aveva quasi dimenticato
di trovarsi nel suo appartamento.
-Certo…-
risponde lui -… è stato… solo un incubo.-
La giovane funzionaria di Scotland
Yard gli sfiora la spalla.
-Vuoi
parlarmene?- chiede.
-Non
c’è molto da dire. Ho sognato Dracula. Pare che non riesca a liberarmi della sua
ombra. Mi era già capitato altre volte dopo che… beh… che è morto. Sempre
ammesso che si possa usare un simile termine con uno come lui.-
-Temi
che sia vivo?-
-Lo
temo sempre, ma stavolta… non avrebbe mai abbandonato di sua volontà l’Anello
del Drago, il simbolo della sua… della nostra famiglia e men che meno il cammeo
con il ritratto di sua moglie Maria. No, stavolta è davvero morto.-
-Ho
notato che li porti sempre con te… l’anello ed il cammeo.-
-Beh…
perché no? Dopotutto sono miei di diritto, giusto? A quanto ne so, io e mio
figlio Quincy siamo gli ultimi rimasti della dinastia dei Dracula… a parte
Lilith ovviamente.-
L’ultimo dei Dracula, il pensiero
provoca un brivido in Kate Fraser. Pensa a come la relazione tra lei e Frank si
sia sviluppata molto velocemente, subito dopo la morte di Dracula e non può
fare a meno di pensare a come sentisse una sorta di attrazione proprio verso il
Signore dei Vampiri e di come lui la trovasse speciale proprio per il suo
essere somigliante alla sua amata moglie da tempo scomparsa. Ha iniziato una
relazione con il discendente di Dracula perché non poteva avere l’originale? È
un pensiero che non la fa stare bene. Si stringe al giovane uomo e sussurra il
suo nome. Frank si volta a guardarla, le prende il viso tra le mani, poi la
bacia ed insieme provano ad allontanare i pensieri più cupi.
Mi chiamo Hannibal King e di professione sono un investigatore privato.
Avete presente i bei vecchi film anni 40 con Humphrey Bogart, Robert Mitchum o
Alan Ladd? Si? Allora dovete essere un bel po’ più vecchi di quel che pensavo.
Comunque sia, io sono proprio come loro, compreso un impermeabile un po’
stazzonato, una patina di cinismo ed una certa propensione a fare il paladino,
specie quando a chiedere il mio aiuto è qualche bella signora. A dire il vero è
un bel po’ che non ricevo richieste d’aiuto da ragazze col fisico da modella e
lo sguardo da cerbiatto ferito… e ad essere ancora più onesti, rispetto a
quelle famose icone della narrativa contemporanea ho qualcosa in più ed è
qualcosa che preferirei non avere, credetemi sulla parola.
In questo momento invece di trovarmi
nel mio ufficio di Los Angeles senza molto altro da fare, a parte contemplare
le forme abbastanza generose della mia segretaria, che, come il 90% delle donne (e uomini) della Città degli
Angeli, sogna di sfondare come attrice, mi trovo nella cara vecchia ed umida
Londra e non avendo di meglio da fare mi aggiro nella nebbia aspettando che
qualcosa accada. E credetemi quando ve lo dico: con me in giro accade
inevitabilmente qualcosa… e quasi mai è qualcosa di piacevole Il grido che odo
improvvisamente ne è l’ennesima prova.
Una persona qualunque faticherebbe a
capire da dove è venuto il grido, ma io individuo immediatamente la provenienza
esatta e corro subito in quella
direzione. Naturalmente sarei più rapido se… ma lasciamo perdere, ho giurato di
non farlo… mai.
Quasi sbatto contro l’inferriata del
cancello del cimitero. Ci penso un po’ su, poi la scalo e mi lascio cadere
dall’altra parte. Mi muovo nella nebbia fitta, le grida ora sono ridotte a
flebili lamenti. Mentre vado avanti mi rendo conto di conoscere questo posto:
il cimitero di Highgate. Quando ci venni l’ultima volta ero praticamente in
trance ed obbedivo ad una sorta di richiamo irresistibile, ma stavolta sono
pienamente padrone di me stesso e so cosa aspettarmi.
È quando vedo la ragazza inchiodata
alla croce con uno squarcio all’altezza del cuore che so di essermi sbagliato:
qualunque cosa mi aspettassi non era questo, decisamente non questo.
Angel O’Hara ha appena
concluso il turno di notte al giornale dove lavora. Da tipica novellina le sono
toccati i turni peggiori, ma non si lamenta: almeno è un lavoro che sa fare
bene e mantiene decorosamente sia lei che suo figlio e Dio solo sa se non è importante.
Il piccolo Ted dorme ancora quando lei rientra nel suo appartamento, ma tra
poco dovrà svegliarlo ed accompagnarlo a scuola, poi si concederà qualche ora
di sonno. Intanto meglio preparare una robusta colazione.
. Mentre pensa queste
cose, guardando il figlio che dorme pacificamente, Angel non si accorge della
nebbiolina sottile che alle sue spalle si condensa in una forma di donna… la
forma di Lilith,
.Buona giornata Angel.-
La ragazza si volta di
scatto ed esclama:
-Lilith… cosa fai qui? Cosa vuoi?-
La
vampira sorride malignamente mentre risponde:
-Sono venuta a chiederti di fare una cosa per me.-
-No! Non farò niente per te, vattene da qui, lasciami
in pace!-
Lilith
fa un passo verso di lei e le accarezza i capelli
-Temo che non sia possibile, cara Angel. Vedi, io e te siamo legate, che ci piaccia o meno e per via di questo legame io ti ho scelta come… mio agente. Tranquilla, però, non sarai una semplice schiava: Tu ti sottometterai a me di tua spontanea volontà.-
-Non lo farò mai… mai!-
-Mia dire mai, mia cara.-
Lilith
si siede ai bordi del letto dove il figlio di Angel ancora dorme del tutto
ignaro di quanto accade intorno a lui.
-È davvero un bel bambino.- dice –Ed è anche fortunato, ha una madre che lo ama e che farebbe tutto per lui….vero?-
Le dita di Lilith si serrano alla gola del piccolo Ted Halloran che continua a dormire.
-No! Non oserai.- esclama Angel –Nemmeno tu puoi essere così crudele.
-Tu non sai quanto io so essere crudele Angel e prega di non doverlo mai scoprire. Non temere, però: nulla di male accadrà a tuo figlio. Come te, egli gode della personale protezione di Lilith e se qualcuno dovesse solo torcergli un capello, soffrirà mille inferni prima di morire… ma tutto questo ha un prezzo, Angel.-
-Tu vuoi la mia anima.-
-Come sei melodrammatica. Dopotutto quello che ti chiedo è solo di portare un mio messaggio ad un vecchio amico, tutto qui?-
-C… chi?-
-Martin Gold, ti ricordi di lui? Sono certa di si. E lui si ricorda di te, come avrebbe potuto dimenticarti? Tu lo chiamerai e lo raggiungerai a New York.-
-E… poi?-
Lilith sogghigna scoprendo i suoi candidi canini allungati ed infine risponde:
-E poi… credo che scorrerà un po’ di sangue.-
FINE VENTISETTESIMO EPISODIO
NOTE DELL’AUTORE
Eccoci giunti al termine di un episodio che serve da preparazione per un nuovo ciclo di questa testata, che comincerà veramente dal prossimo episodio. Intanto, davvero pochissime note.
1) Nel Regno Unito la professione legale è divisa in due branche: il Solicitor, che da consigli legali, svolge funzioni di notaio e rappresenta le parti nelle liti ed il Barrister (in Scozia Advocate) che invece è abilitato a difendere nelle corti di giustizia. Avrei potuto tradurre Solicitor come Procuratore Legale, ma non sarebbe stato del tutto corretto ed alla fine ho deciso di lasciare il termine in originale.
2) Taj Nital era l’unico degli originali cacciatori di vampiri della serie Tomb of Dracula che mancasse all’appello. Eccolo quindi riunirsi ai vecchi amici giusto in tempo per affrontare i pericoli che verranno.
3) Ritorna
Angel O’Hara, la ragazza che per breve tempo, anni fa, condivise il corpo con
Lilith Ora
Nel prossimo episodio: Lilith
trama nell’ombra, Blade decide di tornare a casa, Hannibal King dà la caccia ad
un serial killer… forse... e ritorna
Carlo.